Tradizione stabiese: ”Fratielle e Surelle” (VIDEO)

Come tutti gli anni, al 26 Novembre, si è rinnovata una tradizione tutta stabiese che...

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Come tutti gli anni, al 26 Novembre, si è rinnovata una tradizione tutta stabiese che si è conclusa questa mattina, 8 dicembre, con l’ultima cantata della “dodicina”.

Per i più oggi è solo la giornata che commemora la Madonna e quindi una festività come tante, tuttalpiù indicherà che il Natale si avvicina sempre più. Ma per gli stabiesi vuol dire tanto altro ancora, segnala la fine della “dodicina” e quindi dei tradizionali canti di “Fratielle e Surelle” che li ha svegliati puntualmente e a prescindere dalle condizioni atmosferiche, alle 4 del mattino con un canto, (Fratielle e Surelle, appunto), dedicato alla Madonna, all’Immacolata.

NOTE STORICHE:

Non si sa quando sia veramente cominciata questa usanza. Secondo gli storici locali, dovrebbe, risalire alla fine del ‘700, o quanto meno alla metà dell’800. Note su questa tradizione prettamente stabiese si possono trovare, come cita il liberoricercatore, nell’opuscolo “Fratièlle e surélle” di Alminni, nel quale l’autore scrive:

“Una barca o un “paranziello” come lo vogliamo chiamare, una volta fu sorpreso da una forte tempesta. La barca si dibatteva in balìa delle onde e, a causa del forte vento di scirocco, si spezzarono tutte le sartìe, il timone non resse più perché la barra che lo manovrava s’era spezzata e quindi l’imbarcazione era ingovernabile. Un colpo di vento più forte preso appieno nella randa, spezzò l’albero di maestra. Un colpo di mare spazzò via i marinai dalla coperta e poco dopo la barca fu inghiottita dal mare. […] Uno dell’equipaggio era appunto il marinaio della nostra storia; egli si dibatteva tra le onde, aggrappato ad un pezzo del pennone. La tempesta imperversava malignamente, accanendosi in malo modo contro questo povero naufrago. […] Un vero inferno! La riva era quasi vicina, ma il marinaio non se ne rendeva conto […] stanco com’era, lanciò un urlo quasi bestiale e, stringendo nella mano “l’abetiello” che aveva appeso al collo, invocava: “Mamma, Mamma ‘e tutt’‘e Mmamme, aiutame tu!” Improvvisamente gli apparve una luce così forte e accecante che la notte gli sembrò giorno. […] Nel chiarore della finestra all’improvviso si stagliò la sagoma maestosa di una grande Signora dal volto delicato e pietoso, con gli occhi luccicanti rivolti verso il cielo, come per implorare lassù l’Onnipotente; aveva le braccia protese verso il basso, come se fossero stanche e le mani rivolte verso il mare, come a proteggere e ad accogliere sotto il suo manto il figlio in pericolo. La bella Signora era tutta vestita di un bianco immacolato e aveva sulle spalle un grosso manto celeste, trapuntato di stelle. Era la grande Mamma; il naufrago la riconobbe dall’aureola di stelle che le cingeva il capo. Non c’erano dubbi, era l’Immacolata Concezione che gli tendeva le braccia per trarlo in salvo! L’emozione fu tanta che perdette i sensi.

Quando si svegliò, era sull’arenile della “California”, adiacente la banchina di “zì Catiello” tra le assi e i rottami della sua barca sparsi un po’ dovunque e che, con lui, il mare aveva spinto verso la spiaggia. […] Finalmente fu avvistato da gente del posto, uomini, donne e bambini, riconosciutolo, gli facevano festa a gran voce. Ma egli non riusciva ancora a capire[…] All’improvviso tutto gli fu chiaro, rivide ciò che gli era capitato: “L’ho vista affacciata alla finestra, che mi tendeva le braccia! Era la Madonna ! Era la Madonna !” e continuava a ripeterlo come a se stesso e, alla fine, cadde in ginocchio con le mani giunte, invitando tutti i presenti con l’appellativo di fratelli e sorelle ad imitare il suo gesto. “E mò, tutti insieme, diciamo il Rosario alla Madonna, incominciando “dall’AUMMARIA!” Esortò l’uomo salvato e così il primo Rosario del marinaio venne recitato sull’arenile, intorno ad un grande falò, per potersi riscaldare. E forse, in ricordo di questo straordinario evento la vigilia della festa dell’Immacolata si usa ancora accendere i falò nelle strade…”.

Sarebbe dunque dal voto di questo pescatore che, sfuggito al mare in burrasca, fece voto alla Vergine Immacolata promettendo che le avrebbe dedicato ogni anno dodici mattine di preghiere. Nacque così la “Dodicina” nella quale i giorni vengono chiamati stelle e dura dal 26 novembre all’8 dicembre (Festa della Madonna) con il duplice scopo di consentire, ai cantori, di assolvere ad un loro voto e per esortare i fedeli a recarsi in chiesa, al fine di recitare il Rosario alla Madonna.

Il canto, il primo giorno, recita: “Fratielle e surelle, ‘o Rusario ‘a Madonna! ogge è ‘a primma stella d’ ‘a Madonna”. Poi, ogni giorno, il cantore incrementerà la “stella” in “seconda, terza, quarta …. stella” fino ad arrivare alla mattina dell’8 Dicembre, ultimo giorno, quando il canto cambierà in: “Fratielle e surelle, ‘o Rusario ‘a Madonna! ogge è ‘u nomme bell d’ ‘a Madonna”.

Questo, invece, è il video ripreso da un nostro lettore – questa mattina – dal balcone di casa sua in zona via Plinio

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