Gli immigrati di Ballarò contro il racket. In manette i nuovi boss del pizzo

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Un gruppo di commercianti del Bangladesh ha denunciato col sostegno di Addiopizzo anni di vessazioni Blitz della squadra mobile, la procura contesta l’aggravante della discriminazione razziale

Blitz a BallaròI vicoli di Ballarò dormono ancora quando i poliziotti della squadra mobile entrano nel mercato. Ormai, conoscono tutto di questi luoghi. I soprusi, le vessazioni, le imposizioni del racket. Un mese fa, dieci commercianti hanno parlato, hanno trovato la forza di denunciare. Sono dieci commercianti coraggio. Anche perché arrivano da un paese lontano da Palermo, il Bangladesh. Hanno denunciato le vessazioni dei nuovi boss del pizzo. E questa mattina, poco prima dell’alba, è scattato un blitz della polizia a Ballarò. Dieci arresti fra gli esponenti di un gruppo criminale che fa capo alla famiglia Rubino, un clan di giovanissimi che negli ultimi mesi ha seminato il terrore fra gli immigrati. Il provvedimento di fermo porta la firma del procuratore capo Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Leo Agueci e dei sostituti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni. Agli ultimi esattori del pizzo di Palermo viene contestata non solo l’aggravante del metodo mafioso, ma anche della discriminazione razziale. Alcuni si sono barricati in casa questa notte, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per aprire le porte. Intanto, il mercato era circondato dalla polizia.

Blitz a BallaròI commercianti stranieri hanno raccontato alla squadra mobile di aver subito continue violenze. Qualcuno pagava anche da anni. “Chi provava a ribellarsi era vittima di rapine parecchio violente”, ha raccontato un uomo che vive ormai da molti anni a Palermo. “Andavano in giro sempre armati”, ha spiegato un altro commerciante. Una lunga stagione di paura che un mese fa era culminata in un’aggressione a colpi di pistola: Emanuele Rubino aveva sparato contro un giovane del  Gambia che si era permesso di opporsi alla sua arroganza. “Tu da qui non passi”, aveva detto il giovane boss. E, presto, era arrivato tutto il branco per ribadire ancora una volta la legge del più violento. Ma, alla fine, Rubino venne arrestato nel giro di 24 ore. “Proprio quel caso risolto in così breve tempo ha dato fiducia a quei commercianti – dice il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti – dopo anni di vessazioni di ogni genere hanno trovato la forza di dire basta rivolgendosi alla polizia. Così abbiamo scoperto un fenomeno molto più ampio di vero e proprio racket di estorsioni commesse con metodo mafioso. Le vittime erano le comunità più deboli del centro storico”.

Gli arrestati sono: Giuseppe e Giacomo Rubino, Vincenzo Centineo, Giovanni Castronovo, Emanuele Campo, Alfredo Caruso, Carlo Fortuna, Bruno Siragusa e Alessandro Cutrona.

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