Epatite C, sentenza storica: sì all’importazione di farmaci

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«È lecito importare farmaci se vengono impiegati soltanto per uso personale» È la storica sentenza del Tribunale del Riesame di Roma che dà ragione a Orazio Del Bo, pensionato affetto da epatite C, e promette di abbattere il muro che impedisce di accedere alle costose pillole salvavita.

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La sentenza storica su un pensionato affetto da epatite

ROMA – La breccia aperta da Roberto Orazio Del Bo, settantenne pensionato milanese affetto da epatite C, promette di abbattere per milioni di pazienti il muro che impedisce di accedere alle pillole d’oro che curano quel che prima era incurabile. Ma solo per i pochi casi più gravi che lo Stato può permettersi di trattare a costi esorbitanti. Forche caudine sotto le quali oggi devono passare i malati di epatite C, domani anche quelli di cancro, Parkinson o Alzheimer se non si troverà un modo di calmierare i prezzi imposti da big-pharma.

La storia del signor Del Bo è presto detta. Nel 2014 scopre di aver contratto il virus dell’epatite C. Ma all’Ospedale Maggiore di Milano lo rassicurano: «La malattia è allo stato iniziale, non dà preoccupazione». Nel maggio del 2016 la situazione precipita. «Sto male, una stanchezza cronica che arriva a farmi addormentare ai semafori», racconta Del Bo. Poco dopo l’ospedale gli prescrive la terapia a base di Sofosbuvir, l’antivirale che in 12 settimane eradica il virus. Peccato che per acquistare l’intera terapia occorra staccare un assegno da 74mila euro. Lo Stato la rimborsa, ma solo ai pazienti giunti all’ultimo stadio della malattia.

Del Bo fortunatamente non rientra in quei parametri. Allora trova una via di fuga. All’estero. Su un sito indiano, dove la Gilead che ha il brevetto vende a soli 700 dollari, acquista l’intera terapia a 2.500 euro, spese di spedizione incluse. Trenta volte meno il prezzo praticato in Italia. Ma il 6 giugno del 2016 la Procura di Roma blocca e sequestra alla dogana di Ciampino il pacco con le pillole salvavita. «Immissione nel territorio italiano di medicinali privi della relativa autorizzazione», motiva il magistrato citando una legge del 2006. Del Bo rischia una condanna da sei mesi a un anno e un’ammenda tra 10mila e 100mila euro.

Ma non si dà per vinto. Parte per l’India a sue spese e si fa curare direttamente li per soli 600 euro. Nel frattempo presenta ricorso e il Tribunale del riesame di Roma gli da ragione: «Il reato – scrive il giudice – è solo quello di chi importa medicinali senza autorizzazione per metterli in commercio». Mentre è lecito importare farmaci «a chi ne fa uso personale».

Il sequestro è annullato. Una decisione che potrebbe aprire un altro varco per chi vuole curarsi senza aspettare che la malattia digrigni i denti. Uno scenario non privo però di interrogativi. Come quelli che pongono i medici di famiglia della Fimmg. «La pronuncia – spiega il Segretario nazionale della Federazione, Silvestro Scotti – rischia di scatenare una corsa all’automedicazione per patologie importanti, che richiedono invece massime garanzie cliniche sia sull’autenticità dei medicinali, acquistati magari on line, che sulla loro modalità di somministrazione». «Per questo – afferma Scotti- avvieremo da subito tra i nostri iscritti una specifica formazione sull’uso corretto dei farmaci innovativi compreso quello per l’epatite C, in modo da poter dare indirizzi ai nostri assistiti, sia rispetto a prodotti contraffatti, sia per l’interazione con altri farmaci in uso, che potrebbero creare scompensi nel paziente».

Ma i medici di famiglia si candidano anche a prescrivere le centinaia di farmaci sottoposti a «piani terapeutici», fino ad oggi mutuabili solo con ricetta dello specialista. Un sistema che costringe malati cronici e affetti da patologie gravi a saltare dallo studio del proprio dottore di fiducia a quello del medico specialista. Il tutto con esborso del super-ticket da 50 euro dovuto sulla visita di quest’ultimo. Una corsa ad ostacoli alla quale la stessa Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, aveva annunciato di voler porre fine avviando una sperimentazione con i medici di famiglia, «che solleciteremo a breve nell’incontro in programma con l’Agenzia», assicura Scotti, nella speranza che serva a semplificare la vita a 10 milioni di pazienti.

vivicentro.it/sanità
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