“Un programma a 5 stelle”

(di Virginia Murru) Dopo avere messo in campo tutta la forza della retorica populista, non...

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(di Virginia Murru)
Dopo avere messo in campo tutta la forza della retorica populista, non disdegnando attacchi che andavano ben oltre la semplice critica alla Riforma Costituzionale, il Movimento 5 stelle è riuscito a colpire il centro del suo bersaglio più importante: fare cadere il governo Renzi. Penso che nessun attivista del Movimento possa smentire il disegno politico che in realtà si celava dietro l’aggressiva battaglia referendaria. E ora i grillini scalpitano per la corsa alle elezioni politiche, che vorrebbero al massimo tra due mesi, quando la Consulta si pronuncerà sull’Italicum. Il potere si sa è una grande ‘tentazione’, e loro non ne sono immuni.
Ed è la Corte Costituzionale, che ha fissato per il 24 gennaio del prossimo anno, l’udienza nella quale verranno discusse le eccezioni di costituzionalità sollevate sulle legge elettorale, a mettere le mani avanti, rispondendo a chi la accusa di temporeggiare, che si tratta semplicemente del rispetto dei termini previsti dalla procedura.
Alessandro Di Battista, ex rappresentante del Direttorio del Movimento, non vuole saperne di stare nella stanza d’attesa, e dichiara: “noi non intendiamo bivaccare per mesi in discussioni con i partiti responsabili dei disastri in Italia.” E intanto non è un mistero che i grillini stiano inviando segnali d’intesa a Salvini, ma indirettamente anche a FI. Definisce i partiti di governo ‘bari’ e ‘ladri di democrazia’, Di Battista, e a questo proposito sostiene: ‘ il M5S non scenderà mai a patti con loro, che vogliono solo una legge elettorale ‘anticinquestellum’. Così definisce gli intenti di coloro che hanno votato l’Italicum.
I grillini vogliono le elezioni al più presto perché è ovvio che intendano ‘cavalcare l’onda’ del successo riportato al referendum, anche se ovviamente, quel 59%, è il contributo che deriva dal dissenso di una decina di partiti, tutti confluiti in quel delta, che alle prossime consultazioni politiche torneranno a distinguersi all’interno dell’urna, ognuno col proprio flusso e il suo corso.
Ma ora c’è bonaccia, il vento è favorevole, quest’imbarcazione che ha la stiva piena di azzardi e incertezze, oltre che euforia oltre il limite e tante illusioni sul futuro, in qualche modo, dietro la spinta di troppi remi, veleggia, e pertanto bisogna seguire le correnti. Il M5S vorrebbe stare al timone, e questo obiettivo, per dirla con un luogo comune molto frequentato, è la loro ‘terra promessa’.
Perché il potere lo hanno cercato con ogni mezzo, sorvolando anche sull’onestà di regole ben precise, com’è stato il caso dello scandalo delle firme false alle comunali di Palermo. Ma loro, i pentastellati, sono passati oltre, nonostante le accuse, compresa quella del genero di Borsellino. Qualora altri avessero commesso brogliacci di questo tipo (uno a caso, il PD..), avrebbero occupato il Palazzo di Giustizia della città, ma tant’è: c’erano loro in graticola, e sono stati abilissimi nel glissare, tentando perfino di passare per vittime.
Intanto, tre deputati del Movimento, sono stati sospesi dai probiviri. Chiari segnali d’incoerenza verso la supposta integrità morale e il codice etico nella gestione della politica, ce ne sono tanti, e quelli del M5S sono solo nell’anticamera del potere.
I suoi esponenti di spicco affermano di puntare proprio a Palazzo Chigi, qualora l’elettorato dovesse loro dare ragione. Lo esprime a chiare lettere anche Di Battista, in una lunga intervista rilasciata ad un giornale tedesco, il Die Welt, dove sostiene che il M5S non rappresenta un partito di protesta, né un movimento antipolitico. Ma del resto, affermare d’essere antipolitici, sarebbe stato davvero poco credibile. Nel corso dell’intervista non risparmia neppure le stoccate all’Italicum, formulato, secondo l’esponente grillino, in modo palesemente anticostituzionale.
Alla domanda su “quali interessi degli italiani crede di rappresentare, soprattutto in relazione all’esigenza della crescita economica” – ha risposto:
“Noi diamo la precedenza alle piccole e medie imprese. Intervenendo in questo ambito la ripresa è assicurata. L’imposizione fiscale deve diminuire. Servono istituti finanziari pubblici che consentano investimenti a favore di queste imprese e il reddito di cittadinanza”.
Quando gli è stato fatto notare che l’azienda Italia si porta dietro un fardello ingombrante quanto a debito pubblico, che non riesce a stare neppure entro i limiti del Pil, risponde che basterebbe la lotta alla corruzione e lo spostamento dei termini della prescrizione che blocca i processi, mentre la corruzione triplica i costi delle opere pubbliche. Considera corruzione anche l’evasione fiscale, e tra i tanti interventi previsti dal programma, vi sono gli aumenti delle tasse sul gioco d’azzardo, la diminuzione degli stipendi ai parlamentari, la costruzione di opere pubbliche funzionali, i cui costi non incidano in maniera esorbitante sui conti pubblici.
Nel programma dei grillini c’è la Green Economy, le energie rinnovabili e sostenibili. A questo proposito si legge sul blog di Beppe Grillo:
“noi abbiamo nel nostro programma, lo avete sempre visto, come punti di riferimento le rinnovabili. Gradualmente passiamo alle rinnovabili, le produciamo noi, il Paese del Sole. Sono stato fra i primi ad avere un impianto fotovoltaico, qua, che mi faceva 5/6 kilowatt, e dovevo recuperare, stoccare in batterie. Oggi c’è l’elettrico e la mobilità elettrica, Tesla, il signor Musk, ha fatto nei primi tre mesi della sua attività più guadagni di tutto l’anno dei petrolieri. La Rockefeller Foundation non investe più un centesimo nel petrolio. Ci dobbiamo investire noi con questi cazzoni che sono al governo?”
Sul versante economico si dovrebbe privilegiare l’enogastronomia del settore agricolo e alimentare, nel programma si insiste in tanti punti sull’incentivazione alle piccole e medie imprese, che da sole dovrebbero essere in grado, secondo Di Battista, di ridare sprint all’economia facendola ripartire con vigore. Si parla di Cultura e Turismo, ci sono cenni sul microcredito. Ma si mette anche l’accento sulla carenza d’infrastrutture, sui trasporti e mezzi di collegamento.
I pentastellati sono anche persuasi che il sistema bancario abbia necessità di aria nuova, attraverso la divisione, per esempio, tra le banche di risparmio e quelle d’affari. Infine, nell’ambito del comparto, insistono sull’autonomia della Banca Centrale, perché svolga funzioni di vigilanza, ma non sia influenzata da altre banche. Ma si mette l’accento anche sulla necessità di istituti finanziari pubblici per foraggiare le imprese.
Per quel che riguarda l’’Europa dei popoli’ (così il grillino la definisce), la giornalista del Dei Welt gli fa notare che nel Parlamento europeo quelli del Movimento 5 stelle siedono accanto al capo dell’UKIP (United Kindom Indipendent Party), ma non si scompone, e lui risponde che fare parte di un gruppo è l’unico modo di avere accesso agli atti. E il Movimento è sempre convinto dell’esigenza d’indire un referendum per l’euro, ben consapevoli che se porteranno il popolo a questa scelta limite, le conseguenze saranno positive. Così Di Battista elenca gli aspetti, secondo la sua logica, negativi della moneta unica: degrado sociale, diminuzione dei salari, disoccupazione, perdita del potere d’acquisto.
Inoltre, dice, Euro ed Europa non sono la medesima cosa. Abbastanza equivoca la posizione che il Movimento assume nei confronti dell’immigrazione, certo non molto chiara. Intanto il Presidente di turno al Consiglio Europeo, Robert Fico, mette in guardia l’Italia dal rischio referendum anti-euro: sarebbe la fine dell’Europa, e per l’Italia un autentico collasso. Sono giustificati o no gli allarmi al riguardo? C’è una buona dose di avventurismo in questo versante del programma, ed è ciò di cui meno si ha bisogno.
Il M5S ha chiare tendenze nazionalistiche, non simpatizza certo per l’Unione europea, e mentre da un lato sostiene che è necessario concepire il futuro in modo innovativo, soprattutto in termini di progresso, dall’altra, sul piano politico e sociale, vorrebbe tornare indietro, cancellando tutto ciò che i padri fondatori dell’Ue hanno fatto per gettare le basi di una nuova civiltà europea basata sugli accordi economici, la libera circolazione di merci e persone, e soprattutto la concordia e la pace. Sarebbe la pura conseguenza nell’applicazione ortodossa del loro programma. Non su tutto sono espliciti, sono grillini, ma non grulli, e non possono  mettere in rilievo certi aspetti del loro spinto populismo proprio ora che c’è nell’aria un vivo sentore di elezioni.
Valori che non si esita a mettere a repentaglio, considerato che, gli obiettivi sono rappresentati dal ritorno alle vecchie frontiere, le quali, inevitabilmente, faranno fermentare i nazionalismi e la xenofobia, già ora a livelli di guardia.
Ci sono riferimenti ottimi nel loro programma, soprattutto a livello economico, ma anche tanti azzardi e smania di avventura politica.
Il solo fatto che giudichino positive le affermazioni dei movimenti di destra in Europa, che mettono a rischio le elezioni in Francia e Germania il prossimo anno, dai quali l’Unione europea potrebbe subire colpi decisivi per la disintegrazione, è inquietante. Veramente.
In Italia è quasi certo che alle elezioni politiche, il Movimento dei grillini riuscirà ad ottenere il consenso per prendere le redini del governo, e allora è legittimo chiedersi quali saranno le prospettive per il nostro paese e per l’Europa.
Per quel che riguarda la Pubblica Istruzione, i pentastellati hanno le idee molto chiare: intendono abolire la chiamata diretta degli insegnanti, ad esempio, con nuovi criteri di reclutamento, certo diversi dalle norme contenute nel ddl del governo appena dimessosi, e che avrebbe dovuto essere approvato nel 2017.
Il piano del Movimento a 5 stelle per la riforma della scuola, presenta la già nota proposta ‘Sette soluzioni per la Scuola’, dove c’è spazio per il rinnovamento dell’edilizia scolastica, il numero massimo di alunni nelle aule, eliminazione dei fondi statali per le scuole paritarie. In sintesi:
Piano edilizio per una scuola sicura – 300 mila assunzioni di precari – maggiori finanziamenti alla scuola – numero di studenti per classe che risulti gestibile – Scuola sana con cibo bio. In una parola: una rivoluzione. Sempre che sia possibile realizzarla con i margini di manovra che consente il nostro debito pubblico, e che difficilmente sparirà per magia. Ma vogliamo essere positivi.
Sotto certi aspetti è un buon programma, c’è tanta volontà di andare oltre il fossato della crisi e della stagnazione, ma ci sono punti che presentano incognite ed eccessivo ottimismo, altri addirittura creano inquietudine e preoccupazione, come l’uscita dalla moneta unica. Le alleanze con partiti di destra, sono poi il limite del conflitto e contraddizione che emerge da un’identità politica sorta come contrapposizione ai partiti più ‘inquinati’ dalla corruzione e collusi col potere delle mafie. Esponenti politici che hanno a parole sempre combattuto come i più acerrimi nemici, e ora li vedono come possibili partner di una coalizione di governo.
E tuttavia, qualunque miglioramento del nostro paese, derivante dall’applicazione di almeno una parte di questo programma, sarebbe con molta onestà da apprezzare e riconoscere. Il problema è che contiene molti elementi utopistici, riconducibili alla mancanza di esperienza amministrativa e politica del Movimento. Proprio questa consapevolezza dovrebbe indurre i suoi esponenti alla prudenza e all’umiltà, pregi dei quali, per il momento, non si vede traccia.
E’ già evidente, nell’amministrazione del Comune di Roma, la mancanza di ponderazione; nelle ultime settimane, non è solo la stampa che ha messo in rilievo lo sbando in cui versa la città, ma anche il Vaticano, tramite l’Osservatore Romano, che titolava poco tempo fa: “La Capitale con la giunta Raggi è in stato di abbandono.”
Diciamo che Roma non è l’azienda Italia, ma certamente è un grande banco di prova, dove già s’intravedono i segni di un pressappochismo di cui il nostro paese farebbe volentieri a meno in momenti come questi.

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