Niente tregua per la Boschi. M5S attacca: si dimetta

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Dopo lo scontro a Roma sui rifiuti, dove i democratici accusano la sindaca Virginia Raggi «di incapacità» e rilanciano: «Puliremo noi la città» al che Beppe Grillo replica: l’emergenza causata da voi e Mafia Capitale, nel fuoco incrociato finisce anche Maria Elena Boschi, che secondo una rivelazione di De Bortoli «chiese a Unicredit di comprare Etruria». La sottosegretaria annuncia querele, ma i grillini insistono: si dimetta. Infine il caso di Palermo, dove spunta un audio che inguaia il candidato sindaco M5S sui fondi di Addiopizzo.

Etruria, un’altra tegola su Boschi

La rivelazione nel libro di De Bortoli: “Chiese a Unicredit di comprare la banca” Ma l’istituto nega pressioni. Lei annuncia querele: “Solo fango”. Il M5S: si dimetta

ROMA – Un’altra bufera si abbatte sul governo e in particolare sul giglio magico renziano. Torna sotto i riflettori soprattutto Maria Elena Boschi. E questa volta a tirarla in ballo non è un’inchiesta giudiziaria ma l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. In un’anticipazione del suo libro «Poteri Forti», nel capitolo dedicato a Matteo Renzi, «ovvero la bulimia del potere personale», scrive che «l’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit». Secondo De Bortoli Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. «La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere».

Da parte di Unicredit, a livello ufficioso, si fa però sapere di non avere subito alcuna pressione da ambienti politici su vari dossier bancari, Etruria compresa.

Boschi era già finita nel tritacarne per l’inchiesta su Banca Etruria che aveva visto il padre Pier Luigi, insieme ad altri dirigenti, accusato di bancarotta fraudolenta. Dopo le indagini però non aveva ricevuto alcun avviso di garanzia. Adesso arriva questa «rivelazione» di De Bortoli, che quando era alla guida del Corsera aveva scritto un editoriale durissimo contro Renzi e il suo giglio magico in odore di massoneria.

Opposizioni scatenate hanno subito chiesto le dimissioni. Salvini dice che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio si dovrebbe dimettere in tre secondi. I 5 stelle Di Battista e Di Maio, sono pronti a presentare la mozione di sfiducia e ricordano che siamo in presenza di un enorme conflitto di interessi.

Lei si difende, dicendo che la storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche. «Vediamo di essere chiari: non ho mai chiesto all’ex AD di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria». Ammette di avere incontrato Ghizzoni, come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro, ma di non avere mai avanzato una richiesta di questo genere. «Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario. E siccome sono stupita per questa ennesima campagna di fango, stavolta ho affidato la pratica ai legali per tutelare il mio nome e il mio onore. Chi è in difficoltà per le falsità di Palermo o per i rifiuti di Roma non può pensare che basti attaccare su Arezzo per risolvere i propri problemi». È questa la linea di contrattacco del Pd.

A Giorgia Meloni non bastano le dimissioni della sola Boschi: chiede che a buttare la spugna sia tutto il governo. E questa volta al coro delle dimissioni si sono aggiunti i Democratici e Progressisti, gli scissionisti del Pd. Lo hanno fatto con Roberto Speranza che dice di essere colpito dal «familismo e dell’eccesso di concentrazione di potere in 20 km». Speranza crede a De Bortoli, «un professionista molto serio». «Il ministro Boschi che ha avuto la fiducia del Parlamento non credo possa cavarsela con una dichiarazione. Valuteremo con attenzione. Ciò che è certo è che occorre fare chiarezza in modo definitivo su questa vicenda senza lasciare zone d’ombra. Se non c’è chiarezza l’unica strada sono le dimissioni», sostiene Speranza.

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