L’Italia e la ”tassa acchiappa ricchi”

Offrendo una tassa-standard da 100 mila euro l’anno, l’Italia punta a diventare un “paradiso” per stranieri...

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Offrendo una tassa-standard da 100 mila euro l’anno, lItalia punta a diventare un “paradiso” per stranieri ricchi. L’obiettivo è attirare i Paperoni in fuga dalla Brexit. Il ministero dell’Economia si affretta a chiarire che “non si tratta di un condono per i miliardari bensì un provvedimento che aumenterà il gettito” nel nostro Paese. Per Stefano Lepri però la misura rischia di avere effetti limitati con “tanto rumore e pochi guadagni”.

“Nessun condono ai miliardari, servirà ad aumentare il gettito”

Il ministero dell’Economia: così incasseremo più imposte e spenderemo i soldi per migliorare i servizi alla collettività

Dal ministero dell’Economia si puntualizza: la «tassa acchiapparicchi», ovvero la flat tax da 100.000 euro l’anno sui redditi prodotti all’estero dai ricchi che sposteranno la residenza in Italia non è uno sgravio, un’elargizione ai miliardari, ma un provvedimento che aumenterà il gettito delle tasse nel nostro paese. A spese di cittadini stranieri o di italiani da tempo all’estero (per accedere alla norma bisogna aver vissuto fuori dai confini da almeno nove anni negli ultimi dieci, e occorre che la domanda sia accettata dall’Agenzia delle Entrate) che decideranno di prendere la residenza in Italia.

La norma è largamente ispirata alle regole da tempo in vigore in Gran Bretagna, e insieme ad altri provvedimenti mira ad attrarre in Italia investitori aziende e manager (perché no, provenienti anche dalla Inghilterra del post-Brexit). I vantaggi, spiegano a Via Venti Settembre, sono molti: più ne verranno, e più ne beneficeremo collettivamente, tra tasse in più incassate qui e soldi spesi in Italia per beni e servizi dai «nuovi italiani».

Eppure, come fanno notare i critici, la «acchiapparicchi» lascia un sapore un po’ antipatico: srotoliamo tappeti rossi ai ricchi, e intanto continuiamo ad esportare i cervelli brillanti dei nostri giovani, costretti ad andare all’estero per trovare un impiego pagato decentemente e rispondente al loro merito e capacità. Al ministero dell’Economia dicono che nel pacchetto di misure, oltre a quelle mirate ad attirare i ricchi (come permessi di soggiorno «agevolati») ce ne sono anche altre per far tornare a casa i ricercatori o i lavoratori «altamente qualificati».

Ma quanto potrebbe rendere l’«operazione ricchi»? Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, a suo tempo, ha cifrato prudentemente «zero». «Ma col passare delle settimane – spiega il viceministro dell’Economia Luigi Casero – abbiamo avuto indicazioni che fanno pensare che ci sia un notevole interesse. Siamo passati dalla previsione di qualche decina di domande a una di qualche centinaia. Per adesso, diciamo, tra 500 e un migliaio, ma potrebbe essere di più».

Ci si chiede: a chi ci si rivolge? Sceicchi arabi? Finanzieri? Industriali? Magari italiani famosi con residenza fiscale all’estero, come Sergio Marchionne o Carlo De Benedetti? Secondo il ministero dell’Economia a tutti costoro, purché rispettino i criteri di legge; ma di più ai manager di aziende interessate a costituire in Italia una loro presenza strutturata. Non è d’accordo il Financial Times, che in un recente articolo ha scritto che la legge italiana non conviene a chi guadagnerà redditi importanti in Italia, «dove si pagano aliquote elevate, anche del 43%, per non parlare delle tasse locali». Eppure molti studi fiscali di Londra, come il celebre Withers, sembrano molto convinti, e illustrano ai loro clienti la convenienza della norma. Spiegata con la «molto modesta tassa di successione» vigente nel nostro Paese, ma anche con la possibilità – una volta trasferitisi in Italia – di dover dare poche spiegazioni al Fisco italiano sulla ricchezza presente fuori Italia su cui si pagherà poi la flat tax. E ovviamente, per la possibilità di risparmiare moltissimo sulle imposte in precedenza pagate nel paese che viene abbandonato.

Come detto, la norma italiana copia la disciplina inglese riservata ai «res non dom», i cittadini residenti non domiciliati, una regola che negli anni ha consentito di attrarre circa 100mila ricconi in Gran Bretagna. E capovolge il principio guida del nostro ordinamento tributario, secondo cui il residente è tassato con le regole italiane su tutti i redditi, compresi quelli oltreconfine. Altre regole simili per «sottrarre ricchi» ad altri paesi sono state adottate in Portogallo, a Malta, e in Spagna (la cosiddetta tassa Beckham, quasi eliminata nel 2010), istituita per rendere conveniente il trasferimento del calciatore britannico al Real Madrid.

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