Di Maio vuole tagliare i fondi italiani alla Nato

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Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, scelto dalle contestate primarie online, fa sapere che in caso di una sua vittoria “l’Italia non rifinanzierà le missioni della Nato. Lo diremo a Donald Trump”, annuncia il candidato.

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RIMINI – «Lo diremo a Donald Trump. Non siamo disponibili a rifinanziare il programma militare con altri 14 miliardi di euro». Le prime ore del primo giorno da candidato premier Luigi Di Maio le dedica alla stampa estera. Forse per lo stesso vezzo di Beppe Grillo durante la campagna elettorale del 2013, i giornalisti stranieri sono i primi a parlare con il leader grillino. Selezionati per area geografica: gli americani, gli inglesi, gli spagnoli e i francesi con gli svizzeri. A loro consegna le ricette di politica internazionale del Movimento 5 Stelle. Gli impegni tradiscono una visione delle relazioni diplomatiche abbastanza inedita, e di certo non si può dire che non siano ambiziosi, visto che vanno subito a scomodare il presidente degli Stati Uniti d’America.

Di Maio punta alto, invia un messaggio a Trump che sin dall’inizio del suo mandato batte cassa sulla Nato e chiede che i membri europei paghino di più. A maggio, lasciando il vertice di Taormina, il presidente statunitense annunciò di aver incassato dal premier italiano Paolo Gentiloni la promessa di aumentare i contributi per il bilancio dell’Alleanza Atlantica.

Di Maio con il sogno della premiership in tasca, invece, assicura che, una volta al governo, il M5S taglierà di netto i finanziamenti. «Questo non significa – precisa – che il Movimento voglia portare l’Italia fuori dalla Nato, o da quelli che sono gli accordi con i nostri partner in Occidente». Difficilmente, però, togliendo i soldi alle operazioni militari, il ruolo dell’Italia nella Nato e i rapporti con gli alleati, a partire da Washington, non subirebbero conseguenze.

Le relazioni con Mosca  

Tra l’altro Di Maio allunga spontaneamente la risposta a una domanda che riguardava i rapporti ancora non del tutto chiariti del Movimento con la Russia. E anche questo di per sé è significativo. Perché l’impegno dell’Italia nella Nato ha una stretta connessione con gli interessi strategici dei russi.

I grillini non hanno mai smentito le intenzioni originarie, espresse dal deputato incaricato del dossier esteri, Manlio Di Stefano, di voler «ridiscutere la partecipazione italiana nell’Alleanza». Ma via via il tocco più felpato di Di Maio si era fatto sentire. Nel 2016 presentò alla Camera una risoluzione meno radicale di quella depositata dai grillini in Senato che già chiedeva «il progressivo disimpegno dei contingenti militari nelle varie missioni internazionali della Nato».

Adesso, invece, Di Maio, con addosso l’abito da candidato premier è costretto a non scantonare rispetto al programma di esteri del M5S votato dagli attivisti sulla piattaforma Rousseau ad aprile. Un manifesto di politica internazionale che ancora porta l’impronta di Di Stefano, il grillino che più di altri non ha mai nascosto le sue aperture alla Russia di Vladimir Putin. E in quel programma, la riforma della Nato «in senso multilaterale», di fatto un superamento, si accompagna alla revoca delle sanzioni a Mosca.

Le nuove alleanze

«Noi siamo un Paese dell’Occidente che ha sempre avuto relazioni diplomatiche con i Paesi ad Est non indifferenti» – conferma Di Maio durante le interviste con la stampa estera. Seguendo il multilateralismo come bussola per orientarsi nel mondo, e smussando le asprezze argomentative di molti suoi colleghi attratti dal Cremlino, Di Maio ribadisce che con lui al governo l’Italia «continuerà ad avere buoni rapporti anche fuori dall’Unione europea e da quelli che sono stati i classici alleati in Occidente. Ben coscienti – aggiunge – di dove siamo nel mondo».

vivicentro.it/politica
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