Gramellini e l’invito ai mussulmani a mobilitarsi

Nel Buongiorno di oggi, Gramellini si è sentito obbligato a tornare sul quanto ha scritto...

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Nel Buongiorno di oggi, Gramellini si è sentito obbligato a tornare sul quanto ha scritto nel suo ultimo articolo d’opinione che era una lettera aperta ai mussulmani titolata: Caro musulmano i tuoi fratelli adesso siamo noi, scritta subito a ridosso dei fatti di Nizza, e che è stata presa come un mero invito alla delazione suscitando un “vespaio” di commenti e pareri pro e contro la succitata “delazione”. Di tutto – commenti pro e contro – Gramellini ci rende nota premettendo il suo pensiero sull’inattesa “querelle” venutasi a creare.

Personalmente, leggendo i commenti “CONTRO”, mi sento molto ma molto avvilito nel dover prendere atto, ancora una volta, di quanto lassismo travestito da “perbenismo benpensante di persone democratiche e civili” permane in troppe persone. Ho letto domande stucchevoli tipo:

  1. Ma allora, io siciliano, dovrei dissociarmi dalla mafia per affermare che sono onesto? ed ancora
  2. Ma allora, chi non si dissocia, mussulmano, cattolico o altro, da chi male agisce è connivente?
  3. Ma allora, il cattolico che non si dissocia dai preti pedofili è connivente?
  4. Ma llora, io calabrese che non sono mai sceso in pazza contro la ‘ndrangheta sono connivente?

e via di questo passo con tante altre “amenità” del genere.

EBBENE, sempre personalmente, rispondo con una grande SI: SI, SI, SI …… SI ed ancora SI, non di connivenza diretta (alcuni anche) ma di lassismo per comodità questo SI.

Avranno ben visto, sentito, letto, questi “cuori nobili e puri” (del non disturbatemi, devo riposarmi, ho altro da fare, tengo famiglia) di manifestazioni ed esternazioni di pensiero esecranti alcune azioni ed alcune affiliazioni. Cosa sono questi per loro? Matti o gente anti-liberali e antidemocratiche, magari impiccioni che non hanno null’altro da fare e che non si fanno gli affari loro? Cosa? mi piacerebbe proprio saperlo come anche mi piacerebbe sapere cosa c’è di veramente nobile nel girare la testa e far finta di niente. Condannare l’estremismo mussulmano, la mafia, la delinquenza, il mal-comportamento ed invitare i tanti altri corretti (mussulmani, cattolici, induisti, buddisti, taoisti, scintoisti, rasta, testimoni di Geova, laici o quel che vi pare) a farlo NON è cosa esecrabile ed il farlo, il condannare, non è cosa indegna.

Questo modo di prendersela con comodità e lassismo mi ha riportato alla memoria quanto diceva il grande Petrolini :”Io non ce l’ho con te, ce l’ho con quello che sta vicino a te e non ti butta di sotto”. Ecco. Io non ce l’ho con i “corretti” ma con i “corrotti” e con quanti, conoscendoli, nulla fanno per “arrestarli” (in tutti i sensi possibili del termine).

Ciò detto, leggiamo quanto Gramellini scrive e la testimonianza dei pensieri che ci riporta in:

Cari lettori, vi spiego perché credo che i musulmani debbano mobilitarsi. MASSIMO GRAMELLINI

La querelle nata dopo la strage di Nizza e l’invito a denunciare i fondamentalisti

Sinceramente, e lo scrivo col sorriso sulle labbra, mai avrei immaginato che un famigerato seguace del politicamente corretto come il sottoscritto si potesse trasformare con tanta rapidità in un emulo della Fallaci. Il mio articolo, vergato sull’onda emotiva dei fatti di Nizza, non era una chiamata di correo, ma una mano tesa e una richiesta di collaborazione.

Mi spiace che le voci critiche, alcune intrise di un vittimismo francamente stucchevole, abbiano ignorato il riferimento storico alla vicenda delle Br. Neanche gli operai comunisti erano fiancheggiatori dei brigatisti. Anzi, è proprio perché non lo erano che riuscirono a isolarli. Ma cominciarono a farlo il giorno in cui smisero di usare formule generiche come l’attuale «Not in my name» per riconoscere che la malapianta non veniva da Marte, ma dal loro stesso giardino.

Non dubito che la giornalista italiana di religione islamica che si rifiuta di considerarmi suo fratello sia in prima fila nel battersi per estirpare la pianta che uccide «infedeli» e musulmani in numero addirittura superiore. Ma non può affermare in coscienza che il giardino le sia estraneo (i seminatori di morte agiscono in nome di Allah) né che gli islamici d’Occidente impegnati con lei nella difesa dei nostri valori – in primis la laicità delle istituzioni e del diritto – siano già la maggioranza. Per un imam francese che attacca le stragi ce ne sono dieci che tacciono o le giustificano (come denunciato la settimana scorsa da quello di Nîmes). E ancora l’altro ieri ci è toccato leggere su Facebook le parole del presunto leader di una comunità islamica italiana e di suo figlio che grondavano ammirazione per il sultano bigotto Erdogan.

Forse non sono abbastanza autorevole per sostenere certe tesi. Segnalo dunque alla sorella giornalista e ai suoi estimatori questo passaggio della recente intervista a uno dei massimi esperti mondiali di mondo arabo e Islam politico, il professor Gilles Keppel. «Solo la società civile, le famiglie e gli amici dei potenziali terroristi possono fermare i jihadisti. Come nei primi Anni Ottanta i brigatisti rossi vennero fermati anche dalla sinistra italiana, che iniziò a chiamarli terroristi e non più compagni che sbagliano, così oggi occorre che le società musulmane da noi denuncino e fermino i potenziali terroristi tra loro». Sarà diventato populista anche Keppel?

I FAVOREVOLI  

– Hai pienamente ragione. Da musulmana e da italiana ti prometto che farò il possibile per proteggere questa mia bellissima l’Italia. (La Omi)

– Condivido. Pensiero bellissimo e concreto. Ma non vedo per il momento nessun corteo di musulmani moderati scendere in piazza e manifestare contro tutta questa barbarie. (Mara Franceschelli)

– É esattamente quello che penso da sempre. Lo penso come ex ragazzina cresciuta in una famiglia di iscritti al P.C.I., e come insegnante di tanti bimbi musulmani con le cui famiglie mi sono confrontata nel corso di questi anni. (Anna Marinucci)

– Caro Massimo, condivido ciò che dici, ma rimane solo un bel pensiero, forse un sogno. Non vedo da nessuna parte, in nessuna comunità, la volontà forte di comunione per fermare la violenza, di qualsiasi colore essa sia. (Nadia Paci)

– Ho sempre pensato che solo la collaborazione con gli islamici può sconfiggere l’estremismo isolandolo dall’interno, perché essere islamici non significa essere terroristi, così come essere siciliani (ed io lo sono) non significa essere mafiosi. (Anna Garufo)

– Condivido il tuo pensiero, e mi è piaciuto molto l’esempio di Guido Rossa. Anche per me la sua uccisione è stata la chiave di volta per l’isolamento dei brigatisti e del loro fallimento. Aiutiamo i musulmani moderati a trovare il coraggio di fare la stessa cosa. (Giuseppe Migliarino)

– Da musulmana, italiana di adozione, fa male vedere questi scenari. Però non voglio più sentire la parola «tolleranza». O ti comporti bene o fuori di qua. Punto. Hanno sognato l’Europa, la libertà, la bellezza. Basta! (Fatiha Ouahli)

– Ho letto l’articolo sulla Stampa e condivido. L’importante è essere coscienti che si deve condannare. È un dovere! L’indifferenza coincide con la connivenza. (Morena Trerè)

– I musulmani devono denunciare, così come facevano gli operai di sinistra quando sospettavano o sapevano che un loro collega era brigatista. (Riccardo Milanesio)

– I musulmani dovrebbero iniziare ad uscire fuori, rendersi parte civile e parlare. Non basta più rammaricarsi e dichiararsi diversi da questi folli, dovete agire, perché solo voi, nella vostra comunità potete captare segnali d’allarme. Personalmente ho letto nell’articolo una richiesta di aiuto, ed è quello che tutti vi stanno chiedendo. (Alan Dindo)

I CONTRARI  

LAPRESSE

-Ho un amico musulmano, ma non penso che lui ne sappia più di me e di lei sull’identità di chi ci sta attaccando. Non si riesce a capire che questa continua richiesta di presa di distanza non fa altro che esasperare persone oneste, vittime come e più di noi di questa situazione. (Miriam Zirna)

-Sta quindi affermando che milioni di musulmani si macchiano di omertà con i loro oppressori? Quanti morti sta producendo il fondamentalismo in Medio Oriente, tra i musulmani? Noi rivolgiamo lo sguardo da quella parte solo se sono coinvolti altri occidentali, altrimenti troviamo più interessante un gossip estivo. (Scleraclara Silvestri)

– Che responsabilità ha una persona musulmana di quello che fa un terrorista? Tutti i cattolici sono forse responsabili per i preti pedofili? (Cristina Moretto)

– Fermare i terroristi non è compito dei musulmani perché noi siamo le prime vittime dei terroristi e della gente che punta il dito, fa battute e fissa lo sguardo. Del fatto che dobbiamo essere grati all’Italia (Europa) perché ci accoglie mi dispiace ma è il contrario perché penso di aver dato all’Italia più di quanto ho ottenuto. (Ayoub Moussaid)

– Quindi alla stessa maniera io siciliano mi dovrei dissociare dalla mafia? (Ruggero Albanese)

– Quando i musulmani scendono in piazza per protestare contro l’Isis e quando fanno circolare gli hashtag #notinmyname lei ha l’internet che non funziona? (Giuliana Maria Dea)

– Sono tempi difficili per i musulmani d’Italia. Non deve essere semplice trovarsi tra l’incudine e il martello, tra una certa Italia che ti considera un terrorista o un loro fiancheggiatore solo perchè hai un’altra religione e alcuni tuoi connazionali che ti considerano un traditore perchè «vivi all’occidentale» (Alessandro Brambilla)

– Distinguendo i «noi» e i «loro» continuiamo a non creare i ponti e ad aspettarceli da altri. Così si continuerà ad andare da nessuna parte. (Virginia Castiglione)

– Lei non considera la complicità dell’Occidente e gli errori commessi, complicità che esula dal discorso religioso e che oggi paga salato il conto. (Claudia Chillemi)

– Un musulmano che non condanna l’Islam estremista non è un complice, è un musulmano come un altro. Bisogna fare una dichiarazione per venire considerati persone per bene? Io sono di origini calabresi ma non sono mai sceso in piazza a manifestare contro la ’ndrangheta: sono omertoso allora? (Matteo Aroi)

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vivicentro.it/opinione
vivicentro – Gramellini e l’invito ai mussulmani a mobilitarsi STANISLAO BARRETTA
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