Roma: spazzatura e parchi degradati, i guai di Raggi

Più propaganda, appelli, denunce e accuse che soluzioni: il caso spazzatura a Roma – racconta...

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Più propaganda, appelli, denunce e accuse che soluzioni: il caso spazzatura a Roma – racconta Marcello Sorgi – non è solo la prima vera grana per il M5S alla guida della Capitale, ma la riprova che una strategia che è vincente quando sei all’opposizione non funziona quando sei al governo. E non c’è solo la spazzatura. Ariela Piattelli ha messo insieme un viaggio nei parchi storici: l’ultima vergogna di Roma tra migranti accampati, sporcizia e piccole discariche improvvisate.

Rifiuti a Roma. L’errore della sindaca MARCELLO SORGI

Oltre a rappresentare la prima vera grana per la più importante amministrazione 5 Stelle d’Italia, il caso della «monnezza» di Roma è emblematico del modo in cui politica-politicante, propaganda, overdose di appelli e denunce possono sostituirsi al dovere essenziale di affrontare e risolvere i problemi. Virginia Raggi, donna-simbolo della vittoria stellata alle amministrative, è in carica dal 7 luglio.

E non può ancora essere accusata di essere responsabile dell’abbandono in cui l’azienda che ha il compito di tenere pulita la città, l’Ama, ha lasciato Roma, rischiando di trasformarla in una sterminata discarica ed esponendo chi ci vive a rilevanti rischi sanitari, nella stagione più calda dell’anno in cui i rifiuti lasciati all’aperto marciscono in poche ore.

L’errore commesso dalla Raggi è piuttosto, non solo di aver accarezzato, per riceverne i voti, i dipendenti delle municipalizzate romane, promettendo loro che avrebbe stracciato qualsiasi piano di ristrutturazione delle loro aziende, totalmente inefficienti. Ma di essere venuta meno al principio numero uno del Movimento 5 stelle, la regola del «prima» e del «dopo». Pur avendo legittimamente messo le mani avanti sul disastro di Roma, attribuendone le colpe ai suoi predecessori in Campidoglio e al sistema di «Mafia Capitale», da lei citato quotidianamente in campagna elettorale, la Raggi, venuta «dopo», ha scelto infatti come assessora all’Ambiente una donna del «prima», quella Paola Muraro che per ben 14 anni aveva collaborato con l’Ama con una consulenza molto ben retribuita, e negli ultimi tempi si era data a rappresentare gli interessi di un’altra ditta, la Bioman, appaltatrice dei servizi di «compostaggio», cioè di confezionamento dei rifiuti in attesa di trasporto e smaltimento. Inevitabile che le opposizioni, e soprattutto il Pd, ne chiedano le dimissioni, anche se Raggi non intende concederle e difende la sua collega.

Ma se una sindaca rivendica, come solo i 5 stelle possono fare, non avendo condiviso precedenti esperienze e alleanze, di non aver nulla a che vedere con le magagne del passato, non può certo mettersi al fianco una persona che, sebbene competente, proviene dall’epoca Alemanno, ed anche senza averle approvate ha assistito a tutte le scelte sbagliate compiute in anni recenti. Inoltre la designazione della Muraro ha portato all’annuncio delle dimissioni dell’attuale presidente e amministratore delegato dell’Ama Daniele Fortini, incaricato nel gennaio 2014 dall’ex-sindaco Ignazio Marino di mettere a posto con le buone o con le cattive la suddetta Ama, infeudata dagli alemanniani, ma in grado di accontentare pure parte del centrosinistra, a cominciare dalla nota cooperativa Pd dell’ex-detenuto Salvatore Buzzi, risultato poi capo, o co-capo con il fascista Massimo Carminati, di «Mafia Capitale».

Nei due anni e mezzo in cui ha guidato l’Ama, da lui definita all’atto del suo insediamento “azienda già devastata”, cosa ha combinato Fortini? Per prima cosa ha fatto fuori la Muraro, che adesso non vede l’ora di rendergli pan per focaccia togliendogli la poltrona di sotto. Poi ha cercato di fare qualche decina di licenziamenti, nulla in confronto alle migliaia di assunzioni clientelari all’Ama, si parlò di una «parentopoli», fatte da Alemanno. Ma soprattutto s’è dedicato a redigere ben quindici esposti, dicasi quindici e magari tutti indispensabili, alla Procura della Repubblica di Roma, sperando forse che il procuratore Pignatone venisse ad arrestare quelli che lui non riusciva a licenziare. Nel frattempo, di far funzionare la raccolta dei rifiuti che giacciono abbandonati e putrescenti per le vie di Roma, Fortini ovviamente non s’è occupato, e continua a non occuparsi nessuno. Proseguono le dispute Pd-5 stelle, Raggi-Orfini, Raggi-Marino o Raggi-Alemanno. La «già devastata» Ama, priva di direttore generale, con l’uscita di scena del presidente e ad sarà completamente decapitata. E i cittadini romani non sanno più con chi prenderse la né a che santo votarsi.

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