La svolta di metodo del premier

Che si tratti di un cambio di passo destinato a determinare riflessi più generali è...

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Che si tratti di un cambio di passo destinato a determinare riflessi più generali è difficile da dire, e comunque lo si vedrà. Ma l’ultima iniziativa avviata e sostenuta da Matteo Renzi sul fronte europeo, segnala di certo una inattesa novità: dopo mesi di scontri e di polemiche solitarie – una sorta di uno contro tutti – il premier italiano muta registro e chiama gli «amici e compagni» del Pse ad una iniziativa comune.

Domani a Roma, infatti, in un vertice dei leader socialisti europei allargato a Tsipras, verranno tracciate le linee guida di una sorta di «Manifesto per la crescita e lo sviluppo» fortemente voluto proprio dal presidente del Consiglio. A luglio, probabilmente a Parigi, il documento dovrebbe esser poi definito, approvato e reso pubblico: per diventare, di fatto, parte del programma più generale col quale i socialisti francesi e la Spd affronteranno, nel 2017, elezioni che si annunciano assai complesse. In Italia si dovrebbe votare l’anno dopo: ma se il voto dovesse – come si ipotizza – esser anticipato, ecco che il «Manifesto per la crescita» tornerebbe utile anche per la campagna elettorale del Partito democratico.

Al di là dei contenuti – molto vicini alla «ricetta italiana» che Renzi prova a far passare in Europa – l’elemento di interesse nostrano sta appunto nel metodo: quello di una iniziativa non più solitaria ma condotta in stretto rapporto con gli alleati socialisti. E se è vero che su temi specifici – la richiesta di flessibilità, per dire, o le stesse proposte in materia di immigrazione – una certa «solitudine» è politicamente comprensibile, è altrettanto evidente che la decisione di ricercare una qualche collegialità rappresenta una novità nel tradizionale modo di operare del premier italiano.

Qualcuno potrebbe vedervi – e nulla esclude che sia così – gli effetti di una correzione di rotta già avviata anche nel tempestosissimo mare della politica italiana. Prove che sia davvero così non ce ne sono: ma indizi sì. Due in particolare: il tentativo in atto di «spersonalizzare» la campagna per il referendum di ottobre e la richiesta di unità – almeno da qui a quella data – avanzata l’altro giorno alla minoranza del Partito democratico.

Ammesso che sia così, si tratta di capire se la correzione di rotta non risulti tardiva (e sospetta) a fronte della crescente radicalizzazione dello scontro politico in atto. Infatti, correre da solo quando le cose sembrano andar bene e chiedere soccorso agli amici quando il vento pare cambiare, non è cosa facile da far digerire ai destinatari dell’«invito all’unità» (italiani o europei che siano).

Del resto è possibile, naturalmente, che si tratti di una correzione (di più correzioni) meramente tattica. In Europa, infatti, dopo mesi di scontri durissimi (in particolare col presidente Juncker), l’obiettivo numero uno che Renzi si prefiggeva – la concessione di margini di flessibilità in economia – è stata raggiunta e ufficializzata proprio ieri. E in Italia, a dirla tutta, il fronte assai ampio che si va costruendo intorno al «no» al referendum costituzionale di ottobre, consiglia – appunto – la ricerca di alleanze, piuttosto che l’insistenza su un plebiscito che oggi pare quantomeno dubbio.

Si vedrà. Per ora è possibile registrare – senza incertezze – la svolta sul piano dei rapporti europei. Nel fine settimana, inoltre, si potrà forse anche capire la concretezza e l’efficacia di questa svolta: e cioè, i contenuti e lo stato di avanzamento del «Manifesto» al quale Renzi tiene tanto. Una via nuova sembra comunque aperta: e non ci vorrà molto a capire se sarà percorsa con la determinazione necessaria e ormai forse addirittura indispensabile.

vivicentro.it/editoriale / lastampa / La svolta di metodo del premier FEDERICO GEREMICCA

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