Il piano per il lavoro di Palazzo Chigi: assegni ai disoccupati e incentivi agli under 32

Tocca al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni aprire i lavori del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, giunto alla...

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Tocca al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni aprire i lavori del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, giunto alla sua trentottesima edizione. Questi i punti principali del suo intervento, iniziato con un pensiero per l’attentato terroristico che ha colpito Barcellona: “Noi siamo al fianco di questa città straziata che ha dato un messaggio di forza umana a tutta l’Europa”. Quindi, dal palco, “un abbraccio alle famiglie di LucaBruno e Carmela“, le vittime italiane dell’attentato.

Assegni ai disoccupati e incentivi agli under 32: ecco il piano per il lavoro del governo Gentiloni

In autunno il voucher per il ricollocamento: anche per i dipendenti in cassa integrazione

ROMA – Sgravi per l’assunzione dei giovani e la formazione dei dipendenti, un assegno per aiutare i disoccupati a cercare lavoro, più fondi per le famiglie povere. I piani del governo per il 2018 si possono riassumere in queste poche righe. Nel discorso di Rimini Paolo Gentiloni conferma le anticipazioni di questi giorni: la prossima legge Finanziaria si concentrerà su pochi obiettivi. Consapevole dei rischi di un assalto alla diligenza pre-elettorale, il premier mette le mani avanti. No alla spesa allegra, ma «impegni selettivi» per «accompagnare la fine della legislatura». Non è solo un problema di numeri e di impegni con l’Europa. Al Senato Gentiloni è senza maggioranza: per paradosso, evitando una manovra monstre il governo riduce il rischio di essere impallinato da un Parlamento zeppo di deputati e senatori in cerca d’autore. L’impianto della Finanziaria cercherà di accontentare anzitutto gli scissionisti di Mdp, la spina nel fianco di Gentiloni.

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Le tasse sul lavoro 

Se c’è un obiettivo che secondo molti Renzi avrebbe fallito, è quello di dare una spinta decisa all’occupazione, in particolare quella giovanile: tre anni di forti sgravi ai contributi previdenziali delle imprese non sono bastati a riportare il tasso di disoccupazione sotto l’undici per cento. Ora il governo punta a rendere quei tagli strutturali. L’ipotesi più gettonata prevede di dimezzare i contributi pagati per gli under 32 nei primi due anni, e di ridurli dal terzo anno di tre o quattro punti. Sul tavolo del governo esistono ancora ipotesi tecniche alternative, sia per quanto riguarda l’età massima dei lavoratori (l’Europa ad esempio preferirebbe che lo sgravio si fermasse a 29 anni), sia rispetto alle modalità del taglio. Ad esempio: il dimezzamento dei contributi potrebbe essere nei primi tre anni a favore di tutti i nuovi assunti, e per sempre.

Assegno per i disoccupati 

Gentiloni sottolinea che la prossima manovra sarà «in linea con quelle che l’hanno preceduta». È così. Sui tavoli di Palazzo Chigi e del Tesoro c’è un pacchetto che punta ad allargare il sostegno attivo ai disoccupati. Si chiama assegno di ricollocazione, è già legge dello Stato e finora è stato applicato solo in via sperimentale. In autunno entrerà a regime un sistema che permetterà, dopo quattro mesi di cosiddetta «Naspi», l’accesso a un voucher per pagare la ricerca del lavoro attraverso le società di placement. Fin qui sarebbero coinvolte circa 500 mila persone l’anno. La manovra dovrebbe allargare la platea di altre 70-100 mila persone: sono i lavoratori coinvolti in procedure di cassa integrazione. Spiega il presidente dell’Agenzia per le politiche attive Maurizio Del Conte: «Ipotizziamo che un’azienda (sono interessate solo quelle sopra i 15 dipendenti) firmi con i sindacati un accordo che preveda il licenziamento di mille dipendenti entro due anni. Se quei lavoratori – grazie al voucher – troveranno lavoro prima della scadenza, avranno diritto a godere dei fondi della cassa integrazione rimanenti». Per dirla più brutalmente: prima trovano un nuovo lavoro, più alta sarà la buonuscita garantita dal plafond della cassa. A questo pacchetto dovrebbe poi collegarsi uno sgravio fiscale per le aziende che finanzieranno programmi di formazione dei dipendenti.

Più fondi per i poveri  

L’altro grande problema emerso dalla doppia crisi del 2008 e del 2011 è quello delle diseguaglianze. Anche in questo caso Gentiloni si muove sulla strada tracciata da Renzi. Il «Ria» – reddito di inclusione attiva – è legge da qualche mese. La manovra dovrebbe allargare la platea dei beneficiari: l’obiettivo sono tutte le famiglie con minori a carico e in condizioni di povertà assoluta. Il parametro principale è il reddito Isee (oggi si considerano in quelle condizioni chi vive con meno di ottomila euro l’anno), ma si terrà conto anche delle condizioni patrimoniali. In ogni caso, l’allargamento della platea dipenderà dai fondi complessivamente a disposizione.

Le coperture  

Inutile dire che tutto dipenderà da questo. Perché se è vero che l’Europa per il 2018 ci chiederà un aggiustamento strutturale del deficit di «soli» cinque miliardi (la richiesta iniziale era di dieci), c’è da scommettere che Renzi cercherà di ridurre al minimo i sacrifici, fossero nuove tasse o tagli alla spesa. Il solo intervento sui contributi dei giovani costa cinque miliardi in tre anni. Per Gentiloni e Padoan impostare una manovra asciutta serve anzitutto a questo: più basse saranno le aspettative dei partiti, più sarà semplice superare il guado parlamentare senza affogare nel mare della spesa allegra.

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