La ferocia dell’omicidio di Ferrara

Il giallo di Ferrara si risolve con una confessione choc di due minorenni: il figlio...

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Il giallo di Ferrara si risolve con una confessione choc di due minorenni: il figlio di 16 anni dei due coniugi ha pagato un amico 17enne per ucciderli con un’ascia. Il ragazzo ha eseguito con la promessa di un pagamento di mille euro. A far scattare il piano sarebbero stati i rimproveri per i brutti voti a scuola.

Ripreso per i brutti voti a scuola fa uccidere i genitori a colpi d’ascia

Ferrara, il 16enne ha assistito al duplice omicidio commesso da un amico di 17 anni. L’assassino convinto con 80 euro di anticipo e una promessa: “Ne avrai altri mille”

PONTELANGORINO (FERRARA) – Li ha traditi il cane di casa. Il labrador nero stranamente silenzioso l’altra notte. Quando R., 16 anni, ha visto uccidere i suoi genitori dal suo amico M. di 17. Salvatore Vincelli, 60 anni e Nunzia Di Gianni, 45, massacrati a colpi d’ascia – 3 colpi all’uomo, 6 alla donna – mentre stavano dormendo nella camera da letto di questo villino bianco a un piano a Pontelangorino, tra Ferrara e Comacchio. Dove i carabinieri continuano i rilievi, le telecamere riprendono il divano e le poltroncine di vimini nel patio e qualche curioso passa in bicicletta.

«Non ci credo che siano stati loro…», fa fatica a pensarlo una donna con la borsa dalla spesa in fila dal giornalaio. I carabinieri ci hanno messo meno di un minuto a sospettare di loro. Poi ci sono volute 10 ore di interrogatorio. Con R. che fa mettere a verbale, senza lacrime nè cedimenti: «Ha fatto tutto lui. Eravamo d’accordo. Gli ho dato 80 euro. Gliene avevo promessi altri mille». Con M. che finalmente crolla davanti i genitori in caserma, 30 secondi appena faccia a faccia, gli ultimi da libero. R. e M. sono molto più che amici. Il loro è un rapporto simbiotico. In paese li vedevano sempre insieme sullo scooter giallo di R.. Lo stesso che usavano per andare a scuola all’Iti di Codigoro, stessa scuola ma M. stava ripetendo un anno.

E poi sempre insieme nella piazzetta davanti al Bar Sport dove oggi c’è il mercato e dove non si parla d’altro. Un’amicizia nata a Caprile il paese vicino dove abita M. e dove fino a poco tempo fa risiedeva anche R.. Sempre insieme anche a comperare il fumo, lo sballo low cost insieme alle birrette, ma c’è chi giura che ogni tanto si facevano un po’ di cocaina. «Ma l’altra sera quando li abbiamo sentiti non erano alterati. Sembravano tranquilli», non si capacita il procuratore capo di Ferrara Bruno Cherchi.

Perchè un movente vero nel massacro della villetta non esiste. Non i soldi come Pietro Maso tanti anni fa a Montecchio di Crovara vicino a Verona. Nè l’odio di Erika e Omar a Novi Ligure. Solo quel sottile malessere covato in famiglia, in tutte le famiglie, che talvolta esplode come una bomba atomica. La mamma di R. lo rimproverava perchè non voleva che si facesse un piercing. Gli rinfacciava di andare male a scuola mentre lei e il marito si rompevano la schiena nel ristorante vicino a Comacchio. L’ultima scenata gliel’aveva fatta lunedì mattina quando lei e il marito avevano parlato con il preside e avevano scoperto che il figlio era sempre più svogliato, non studiava, rischiava di perdere l’anno come l’amico M..

Non si sa chi abbia avuto l’idea per primo. Ma deve essere stato qui nella piazzetta seduti sullo scooter fermo, passandosi la canna. Sembrava facile, visto mille volte in televisione, mai il dubbio che l’happy end non c’è mai. Nel capanno degli attrezzi dietro la villetta c’era l’ascia per far la legna. Lama d’acciaio, manico di un metro, molto più grande di quella di Shining nel peggior incubo di Kubrick per capirci. Lunedì sera era quella buona. R. e M. come capitava spesso erano in cameretta di R.. Sarà il medico legale a stabilire l’ora della mattanza. Di sicuro hanno aspettato che i genitori dormissero.

Le impronte delle sneakers di M. le hanno trovate anche sulla coperta sul letto. Devono essere stati due minuti terribili. Salvatore Vincelli e sua moglie non hanno avuto il tempo di reagire. Ma da lì in avanti è andato tutto storto. I corpi che dovevano essere buttati in un canale erano troppo pesanti. L’uomo dopo ore finisce in garage con un sacchetto di plastica in testa per messinscena. La donna non riescono a tirarla fuori dalla camera da letto. Ma c’è un sacchetto anche per lei.

Alle 5 i due amici lasciano la casa buttano l’ascia in un canale e vanno da M. con i vestiti sporchi. Alle 13 R. torna a casa e dà l’allarme. Chiama prima la zia e poi i carabinieri. «È stata una rapina… Manca un mazzo di chiavi», la prima bugia di tante. I carabinieri vanno anche dal tabaccaio del paese: «Continuavano a chiedermi dei due ragazzi. Ho capito subito ma non ci credo ancora adesso».

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