Inverno nei container per i terremotati: a Norcia gli sfollati sono in rivolta (VIDEO)

A Norcia gli sfollati sono in rivolta: non vogliono abbandonare le loro zone e vengono...

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A Norcia gli sfollati sono in rivolta: non vogliono abbandonare le loro zone e vengono montate le prime tende collettive. Passeranno l’inverno nei container. Spirito opposto ad Amatrice dove la grande paura del “Big One” spinge la gente a fuggire. A Civitanova sono già 5 mila le persone giunte sulla costa. E c’è chi,come Gabriela, nella tragedia per la prima volta vede il mare.

Terremoto, tra gli sfollati in rivolta: “Non ce ne andiamo”. Ora arrivano i container

La protesta costringe la Protezione civile a cambiare i piani. Già in serata montate le prime tendopoli collettive in paese

NORCIA (PERUGIA) – La rivolta della gente dei Sibillini ha vinto. Avevano detto che non se ne sarebbero andati dalla loro terra e il governo ne ha dovuto prendere atto. «Se non mollano, che altro possiamo fare?», riconosceva al mattino la governatrice dell’Umbria.

Catiuscia Marini ieri era nuovamente tra Preci e Norcia a parlare con sindaci e abitanti, e poi si è precipitata a Roma per partecipare al Consiglio dei ministri assieme ai colleghi delle altre tre regioni terremotate. Annuncia dunque Renzi al termine del Consiglio dei ministri: «Entro Natale, e speriamo anche prima, daremo i container». Renzi ha annusato odore di ribellione e ha reagito di conseguenza. «Nessuno di noi immagina di calare soluzioni dall’alto».

La sorda protesta degli sfollati ha costretto la Protezione civile a cambiare i piani a malincuore, perché Renzi ancora ieri mattina insisteva «Niente tendopoli in montagna». Le prime tensostrutture per trecento posti letto sono state montate a Norcia in serata. Altre ne arriveranno nei prossimi giorni perché ci sono migliaia di persone da ricoverare. E poi sono da aprire uffici pubblici, centri sanitari, farmacie, sportelli postali e di banca, negozi, supermercati. La vita deve ripartire. E poi verranno i container come fu in Irpinia.

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Il piano della Protezione civile, su impulso dei quattro governatori, dunque cambia in corsa. Si profilano tre passaggi prima di arrivare alla ricostruzione vera e propria: il primo è quello più temporaneo e prevede le grandi tende collettive in alternativa alle cuccette dei treni o alla sistemazione in albergo; il secondo step, considerando che la neve è dietro l’angolo, prevede container per tutti quelli che ne faranno richiesta entro Natale; il terzo, a più lunga scadenza, sono i moduli prefabbricati, ovvero le casette antisismiche da 40-60-80 metri quadri a seconda dei nuclei familiari.

Dopo il sisma del 24 agosto, si era detto che le casette sarebbero state pronte entro 7 mesi. Ma all’epoca erano piccoli numeri e le casette le avrebbero avuto perlopiù gli allevatori; tutti gli altri dovevano andare in affitto (con il contributo dello Stato) o in hotel. Nel frattempo sono arrivate due botte micidiali, lo scenario è cambiato, e case a cui appoggiarsi non ce ne sono più. Perciò ora si cambia.

Dopo i container, verranno i moduli abitativi. Ne avranno diritto soltanto i cittadini le cui case sono gravemente lesionate (e quindi, va da sé, prima occorreranno le ispezioni dei tecnici: si consideri che per il 24 agosto erano state presentate 70 mila domande). «Ne hanno diritto perché potranno rientrare in una casa non prima di 5-7 anni», precisa la Governatrice Marini. Chi se la potrà cavare con piccoli interventi, invece, non avrà la casetta. Ma tutti, sia chiaro, lesioni leggere o gravi, avranno un adeguato contributo dello Stato.

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