Bruxelles, i media: “Un secondo uomo con il kamikaze della metro”

Bruxelles: la fermata della metropolitana di Maelbeek, teatro di uno degli attacchi (ap) Bruxelles, i media:...

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Bruxelles: la fermata della metropolitana di Maelbeek, teatro di uno degli attacchi (ap)

Bruxelles, i media: nel mirino anche centrali nucleari. Secondo i giornali belgi, Khalid El Bakraoui non era solo a Maelbeek, ma si ignora se il complice sia morto o sia riuscito a fuggire? I terroristi spiavano un dirigente del programma nucleare. Salah vuole tornare in Francia “il prima possibile”. E il Belgio smentisce Ankara: “Ibrahim non fu estradato qui, ma in Olanda”

BRUXELLES – Un puzzle complicatissimo, quello delle indagini sulle stragi di Bruxelles. In cui si aggiungono continuamente pezzi. Un secondo uomo si trovava con Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere nella metropolitana di Bruxelles, causando la morte di 20 persone. Lo riferisce la radio belga Rtbf. E’ stato intercettato dalle telecamere di sorveglianza: nelle immagini trasporta una grossa borsa. L’identità è ancora sconosciuta e non si sa se sia morto nell’attentato o se sia anche lui in fuga, sottolinea Rtbf.
La polizia ha anche diffuso un suo identikit ricostruito dalle immagini, registrare da una telecamera nella metro di Maelbeek, che lo mostrano insieme a Khalid el Bakraoui: si tratta di un uomo con con un berretto chiaro, sopracciglia marcate e viso allungato, che porta con sè una grossa borsa.

E questa persona si aggiungerebbe all’altro uomo sicuramente riuscito a scappare, quello con il cappello che appare nella foto della telecamera di sorveglianza all’aeroporto di Zavantem: il kamikaze riluttante. Dunque le indagini sono più che mai aperte. Fino a questo momento sono tre i kamikaze sicuramente identificati. Si tratta dei fratelli Ibrahim e Kalid El Bakraoui – 30 e 27 anni – entrambi nati in Belgio, e Najim Laachraoui, 25enne, nato in Marocco e cresciuto nelle strade di Schaerbeek: considerato l’artificiere, prima delle stragi di Parigi poi di quelle di Bruxelles. Tutti, comunque, erano noti al Belgio. Tracciati dall’Interpol, almeno dallo scorso autunno. Ma pesa soprattutto l’accusa della Turchia: il presidente Erdogan sostiene che Ibrahim El Bakroui era stato fermato lo scorso anno al confine siriano ed espulso verso il Belgio. Mentre le autorità di Bruxelles smentiscono. “Non venne estradato in Belgio, ma in Olanda”, ha precisato il ministro della giustizia belga, Koen Geens. “Allora non era noto per terrorismo, ma era un criminale comune in libertà condizionata”.

Dal fronte delle indagini, arrivano però anche anche altre indiscrezioni inquietanti. I fratelli El Bakraoui volevano colpire le centrali nucleari del Belgio. E’ quanto rivela la Dernière heure che cita fonti di polizia. Secondo il quotidiano, l’arresto di Salah Abdeslam e del suo complice Choukri a Molenbeek, ha fatto accelerare i piani della cellula terroristica che ha dovuto abbandonare uno dei suoi primi obiettivi il sistema nucleare belga. Secondo le informazioni dellla Dh, le due persone che avevano piazzato una macchina fotografica nascosta davanti alla casa del direttore di un programma di ricerca e sviluppo nucleare, non erano altro che i fratelli Ibrahim e Khalid el Bakraoui. Il video di 10 ore, contenuto nella fotocamera, era stato recuperato in una successiva perquisizione a dicembre, in occasione dell’arresto di Mohamed Bakkali. “Ora sappiamo dove volevano arrivare. La situazione è precipitata e si sono sentiti sotto pressione – ha rivelato una fonte della polizia – hanno dovuto optare per l’obiettivo più facile”.

Salah Abdeslam ha accettato il “trasferimento” in Francia e vuole tornarci “il prima possibile” ha dichiarato il suo avvocato Sven Mary, nel giorno dell’udienza in cui il tribunale deve decidere se convalidarne il fermo e valutare la validità del mandato di arresto europeo, che potrebbe facilitare l’estradizione dell’uomo verso la Francia. Per la difesa al momento Salah, che secondo i media non si sarebbe presentato in aula, non avrebbe collaborato in alcun modo con gli inquirenti che indagano sugli attentati di Parigi e su quelli di martedì scorso a Bruxelles. Dagli attentati di Bruxelles “Salah è rimasto muto” davanti agli inquirenti, ha detto Sven Mary ai media fuori dalla Camera di Consiglio. “Penso che volesse prima vedermi, perché ha avuto la visita degli inquirenti martedì e voleva prima vedermi”.

Decisiva finora è invece stata la testimonianza del tassista marocchino che ha inconsapevolmente portato i terroristi all’aeroporto: li ha riconosciuti, subito dopo l’attentato, e grazie alle sue parole è stata effettuata la perquisizione nell’appartamento in cui abitavano i sospetti. Lì sono stati ritrovati 15 chili di esplosivo di tipo tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori e una valigia piena di chiodi e viti.

L’avvocato di Salah Abdeslam, è stato aggredito martedì da un uomo che lo ha criticato per aver preso le difese del presunto terrorista in carcere per gli attentati di Parigi. Il legale ha dovuto chiudere l’ufficio per “garantire la sicurezza dei suoi collaboratori”, ha dichiarato. Dopo aver preso l’incarico di difensore di Salah Abdeslam, Sven Mary ha ricevuto minacce anonime, mail e offese.

Sul piano delle vittime, il bilancio resta di 32 morti e 270 feriti. Tra le vittime potrebbe esserci anche un’italiana che lavorava per le istituzioni europee, Patricia Rizzo. Al momento sono solo tre le persone identificate con certezza, due belgi e una cittadina peruviana. La potenza devastante degli ordigni ha reso più che mai difficile l’identificazione.

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