Anis Amri: è polemica per comunicazione nomi agenti

Giusto o sbagliato rivelare le identità degli agenti che hanno fermato e ucciso il killer...

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Giusto o sbagliato rivelare le identità degli agenti che hanno fermato e ucciso il killer di Berlino Anis Amri? E’ polemica in queste ore per come è stata trattata la privacy e la sicurezza dei due giovani poliziotti che a Sesto San Giovanni hanno prima fermato per un controllo e poi aperto il fuoco contro il terrorista della strage del mercatino di Berlino.

Nelle concitate ore successive all’identificazione di Anis come l’uomo ucciso alle 3 del mattino nella sparatoria, il primo a fare i nomi di L.S. (colui che ha sparato) e C.M. (l’agente ferito) , forse per celebrare l’operato degli agenti, già diventati “eroi” sui social network con decine di pagine a loro dedicate, è stato, durante una conferenza stampa, il neo ministro dell’Interno Marco Minniti poi, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una dichiarazione da palazzo Chigi ha confermato le loro identità.

Dopo qualche ora invece, quando il questore di Milano Antonio De Iesu ha tenuto la sua conferenza per illustrare nel dettaglio l’accaduto, questi ha detto ai giornalisti: ”Non vi diamo i nomi”, con una chiara volontà di volerli proteggere ed ha chiesto ai due agenti di oscurare i loro profili facebook.

Comunque, sui social, subito dopo, è scoppiata la polemica e sono comparsi migliaia di tweet e commenti contro il governo, accusato di aver esposto i due poliziotti e le loro famiglie a possibili ritorsioni da parte dei terroristi. Polemiche amplificate anche dalle prese di posizione di diversi esponenti dell’opposizione e di alcuni sindacati della stessa Polizia: «è stata una follia».

Polemico anche il Coisp, uno dei sindacati di Polizia:

«È stata una follia – scrive il segretario Franco Maccari – rendere noti i nomi dei poliziotti . Si sarebbe dovuta tutelare la loro identità, così come avviene per i militari impegnati all’estero nelle attività di contrasto al terrorismo. È incredibile la superficialità con cui è stata gestita la vicenda da parte dello stesso Governo che ha dimostrato di sottovalutare il rischio di rappresaglie mettendo a rischio le vite dei nostri colleghi ed anche dei loro familiari».

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